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Modello del primo motore di Barsanti e Matteucci
1853 - 1856



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Note storiche

Nel corso del XIX secolo il rapido sviluppo della motoristica ha avuto un ruolo decisivo per il progresso tecnico e scientifico, dalla Rivoluzione Industriale alla nascita dei moderni sistemi di trasporto. In tale contesto storico, prevalentemente dominato dalle macchine a vapore, venne ideato e progressivamente perfezionato anche il motore a combustione interna. A differenza delle macchine a vapore, costituite da sistemi a combustione esterna in cui il vapore d’acqua è utilizzato come fluido vettore di energia, nel motore a combustione interna tutte le trasformazioni di energia, da quella chimica del combustibile a quella meccanica, sono realizzate in un’unica macchina che utilizza l’aria come fluido vettore. Privo del generatore di vapore e di altri apparati di notevole ingombro, il motore a combustione interna risulta più compatto e leggero, motivo per cui è diventato nel corso della sua evoluzione, il sistema più conveniente e prevalente in quasi tutti gli ambiti di utilizzo, soprattutto nei moderni mezzi di trasporto e nella maggior parte delle applicazioni industriali, ad eccezione delle grandi centrali termoelettriche. Tra la fine del ’700 e la prima metà dell’800 alcuni studiosi e inventori si interessarono ai sistemi a combustione interna, dalla pistola di Alessandro Volta con la combustione di una miscela di gas innescata da un arco elettrico fino alla costruzione di macchine rudimentali, come quella proposta dal francese Fraçois Issac de Rivaz nel 1804.

I primi che riuscirono a realizzare un motore a combustione interna, con funzionamento continuo e automatico, furono i lucchesi Eugenio Barsanti e Felice Matteucci. A partire dal primo prototipo del 1853, di tipo atmosferico, perfezionarono la loro invenzione ottenendo motori con differenti caratteristiche costruttive, con la descrizione degli stessi in varie pubblicazioni, certificazioni tecniche e brevetti. Barsanti e Matteucci affidarono la costruzione dei loro motori a varie aziende meccaniche, non solo italiane, tra cui la Escher Wyss di Zurigo. Nel corso degli anni si impegnarono nella promozione dei loro motori ricevendo vari riconoscimenti e tentarono di avviarne la produzione in serie per la commercializzazione in vari paesi. La scomparsa di Barsanti nel 1864 e le alterne condizioni di salute di Matteucci posero fine alla loro attività nello stesso periodo in cui altri inventori riuscirono a realizzare e commercializzare i loro motori. Quelli che ebbero maggiore successo tecnico e commerciale furono i tedeschi Nikolaus Otto ed Eugen Langen, la cui fama ha offuscato a lungo la primogenitura della invenzione di Barsanti e Matteucci.

La memoria di tale fatto storico è oggi tutelata dalla Fondazione Barsanti e Matteucci e dal Museo del motore a scoppio di Lucca ad essi intestato, attraverso molteplici attività di promozione e collaborazione con numerosi enti pubblici e privati, tra cui il Museo Storico dei Motori e dei Meccanismi. con l’esposizione in comodato del modello in scala del primo motore ideato da Barsanti e Matteucci, nell’ambito di un accordo di collaborazione avviato nel 2025. Come risulta da alcune fatture e lettere della Ditta Pietro Benini di Firenze, il primo prototipo del motore di Barsanti e Matteucci fu realizzato nel 1853 per attività sperimentale. Per tutelare i risultati ottenuti, Barsanti e Matteucci chiesero e poi ottennero nel 1854 un primo certificato di protezione, n. 1072, nel Regno Unito. Nel 1856 un motore conforme a tale documento fu costruito e utilizzato nelle officine meccaniche della Ferrovia Maria Antonia di Firenze per azionare una forbice e un trapano. Il motore originale non è stato conservato e il modello in scala esposto ne rappresenta lo schema costruttivo mentre, per esigenze espositive, il funzionamento avviene con alimentazione ad aria compressa.

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Scheda tecnica

TipoPrototipo bicilindrico del certificato di protezione (UK) n. 1072 del 1854
Descrizionemotore stazionario a combustione interna ad accensione comandata, con due cilindri verticali, di tipo atmosferico-gravimetrico ad azione differita della corsa attiva dei pistoni realizzata in ciascun cilindro mediante ruota libera e cremagliera per l’azionamento dell’albero motore, un ingranaggio a denti dritti collega meccanicamente le cremagliere dei due cilindri che sono direttamente connesse ai relativi pistoni
Potenzacirca 8 CV
Distribuzioneautomatica, con luci di scarico nel cilindro e valvola a cassetto per l’aspirazione
Alimentazionea gas povero (miscela di idrogeno, metano e monossido di carbonio)
Accensioneelettrica
Raffreddamentoa liquido


Applicazioni

Azionamento di macchine operatrici, in particolare una forbice e un trapano, nelle officine meccaniche della Ferrovia Maria Antonia di Firenze.

 

Per gentile concessione della Fondazione Barsanti e Matteucci di Lucca.

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